- On settembre 30, 2018
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- Tags Tag:chiesa san giorgio, erode, gerusalemme, Giordania, madaba, mappa, mosaici, mosaici bizantini, parco archeologico, restauro, terra santa, via delle spezie
MILIONI DI… TESSERE DI MOSAICI
Due milioni di minuscole tessere dorate solo per la Mappa.
Non una mappa qualsiasi: la mappa della Terra Santa, lunga 16,5 metri e larga 6.
Una mappa straordinaria, sia perché il mosaico affronta la prospettiva obliqua, sia perché si tratta di una sorta di cartografia della Terra Santa, con la quasi totalità del Levante, dal Libano al delta del Nilo, dal Mediterraneo al deserto.
Lo scopo di quest’opera eccezionale era duplice, sacro e pratico: alla glorificazione delle opere divine nella terra della Bibbia e del percorso fatto da Mosè, abbinava l’intento di fornire ai pellegrini indicazioni utili riguardo le vie carovaniere.
Di pellegrini e di mercanti, a Madaba, citata già nell’Antico Testamento, ne passavano tanti. Perché la piccola località situata 30 chilometri a sud-ovest di Amman era una città carovaniera; da qui passavano le vie degli incensi e delle spezie che viaggiavano lungo tutta la Strada dei Re.
Madaba è famosa per il suo patrimonio di mosaici bizantini. Quello della mappa, che risale alla seconda metà del VI secolo d.C. e che fu rinvenuto nel 1894, si trova all’interno della Chiesa di San Giorgio. I restauratori nel 1998 non hanno potuto risalire all’identità dell’autore e nei secoli sono andate perdute alcune parti del mosaico, anche perché l’attuale chiesa greco-ortodossa sorge dove un tempo era quella bizantina; tuttavia molte parti si ammirano ancora nitidamente, fra cui la più grande città rappresentata, Gerusalemme, “il centro del mondo”.
Sarebbe un peccato limitarsi alla Chiesa di San Giorgio perché Madaba custodisce veri e propri scrigni di tesori musivi. A partire dal Parco Archeologico. In mostra il pannello con i frammenti del più antico mosaico giordano, risalenti al I secolo a.C.; si riferiscono ai bagni della fortezza di Erode il Grande, il Castello di Machaerus a Mukawir.
Nel Parco un capannone coperto preserva due opere mirabili. Della Chiesa della Vergine, costruita sui resti di un tempio romano alla fine del VI secolo, rimane uno stupendo mosaico circolare, con motivi floreali e arabeschi. La Sala di Ippolito apparteneva invece a un fastoso palazzo della prima metà del VI secolo; il mosaico rettangolare presenta diversi pannelli ispirati alla mitologia greca, mentre una bordatura di acanto e scene di caccia incornicia la personificazione delle quattro stagioni.
In questo contesto così prolifico, sorge la Scuola per il Restauro del Mosaico Antico; è un onore per l’Italia collaborare con questa istituzione.
www.parextour.it/destination/giordania/